ANIME BUDDISTE
(Padaung - Myanmar)
Ho girato
questo
film lungo un
itinerario che
inizia da Rangoon fino alle zone proibite del Kayah. Inizio il viaggio
vagando a piedi nudi nella pagoda di Swedagon, il santuario
buddista
piu'
grande del mondo, tra profumi
d'incenso e gelsomino. Un popolo dalle
variopinte scenografie, deliziosamente rilassato, prega ad ogni ora del
giorno. Un
governo
militare rigido, innominabile in ogni conversazione e poco
propenso
a
consentire l'afflusso degli stranieri, si sta lentamente aprendo al
mondo
esterno. Ho un'occasione forse
unica per accedere a questo paese
buddista
nascosto nel cuore dell'Asia che conserva intatte consuetudini e
tradizioni
forti, una religiosita' sacra, punto cruciale della stessa ripetitiva,
serena vita quotidiana. Mi dirigo verso nord e ad un tratto la
valle di
Pagan si apre all'orizzonte nella luce porpora del tramonto. E' qui che
si e' sviluppata nei secoli una delle civiltà
più antiche del mondo.
Lungo la strada che porta verso nord, mi fermo in un mercato nei pressi
di Kalaw. Mi incuriosisce visitare i posti dove vive questa gente cosi diversa,
chiedo
informazioni ad alcune donne che trovo al mercato e quindi mi
avvio
per un sentiero che conduce in un villaggio tra le montagne dello Shan.
Dopo alcune ore di trekking giungo alla
meta. Un piccolo
monastero buddista
mi permette di conoscere monaci giovani ed ospitali. Il
clima e' di serenita'
e dedizione. Sto per abbandonare il villaggio ed i giovani monaci non
si
lasciano sfuggire occasioni di scherzo nei vari
momenti di riposo.
Proseguo
ancora verso nord e il lago Inle si apre in uno splendido scenario.
Piccole
barche fendono silenziosamente
il riflesso tremolante delle acque placide
e basse, chiazzate di vegetazione galleggiante.
Qui i pescatori Inta,
sulle
loro agili piroghe, continuano a remare con l'appoggio del piede
secondo
una tecnica tradizionale come hanno fatto da sempre. Mi riposo
alcune ore
in un sorprendente monastero di legno scuro circondato dalle acque. Qui
gli inquilini sono tutti
rigorosamente vegetariani, persino i gatti che
hanno imparato a mangiare esclusivamente mais. A Pindaya
attraverso una
fenditura della roccia penetro nel cuore di una montagna.
All'interno
migliaia
e migliaia di statue d'oro del Buddha. Vere e proprie stalattiti e
stalagmiti
forgiate dalla mano dell'uomo sfilano
davanti ai miei occhi, lungo
percorsi
ora spaziosi ora angusti e serpeggianti, creando un
ambiente magico al
di la di ogni immaginazione. E' mia intenzione intraprendere un
difficile
viaggio nelle terre proibite
(off-limits). Un'attenta
analisi della
cartina,
confidando in un affievolirsi delle fiscalita' militari e nella buona
sorte,
prendo coraggio e parto alla volta di
Loikaw, un
villaggio della regione
del Kayah. Una terra di nessuno che funge da crocevia di
tutti i
traffici
illeciti messi in atto nell'esplosivo triangolo d'oro. I soldati
birmani
di
Rangoon controllano a fatica pochi centri di questa impervia regione
perche' la folta macchia che corre dalle rive del fiume Salwen
fino alla
frontiera tailandese e' sotto il dominiop
degli irriducibili guerrieri
karenni, combattenti di un'annosa guerra di tradizione, di un assurdo
conflitto
tra poveri. Sono diretto pur con qualche difficoltà dovuto allo
scoppio
delle
gomme, alla pioggia, alla pista fangosa e sdrucciolevole, alla
parte
di territorio birmano probabilmente piu' affascinante e sconcertante,
quello
dove vivono le donne Padaung, che in lingua Karen
significa "lungo
collo".
Tra tutte le etnie birmane, curiosita' e stupore suscita queste figure
cosi diverse con alle spalle una storia travagliata dalle repressioni
del
governo militare.
Donne dal collo smisurato di giraffa o meglio di
cigno.
Gente che vive quasi segregata in villaggi nascosti nella giungla a
ridosso
del confine tailandese. Quella inusualita' che fin
dalla giovane
eta' costringe queste donne ad indossare grossi anelli d'ottone intorno al
collo e agli
arti e' diventato un indispensabile segreto di seduzione senza cui
nessuna
ragazza
riuscirebbe a trovar marito. Una improvvisata danza di
benvenuto
mi accoglie al
villaggio perchè mi dicono di non aver visto mai
uno straniero avventurarsi fin là.
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